-Franco Trentalance? Sono Roberto Andreucci, ti chiamo per un film da girare a
Roma, non un porno, è un film normale... Beh, normale...
Un unico piano sequenza di settantasei minuti in cui l'attore protagonista è sempre
in scena, come in un monologo teatrale, con la differenza che io non sono Giorgio
Albertazzi e che il protagonista viene inquadrato solo nelle sue parti basse.
Oltre alla difficoltà di girare senza tagli, si aggiunge quella di recitare soltanto
tramite i gesti delle mani e avere anche delle erezioni, ma senza fare sesso e nel
mezzo di una recitazione che ha ritmi narrativi frenetici.
Rispondo di no... Non accetto la parte.
Già ci pensa il mio lavoro di pornoattore a procurarmi traumi sufficienti e non ho
certo bisogno di aggiungerne altri.
Ma il regista ha proprio bisogno di un "traumatizzato" dai rapporti con sesso e
donne... Mi assicura che dividerà le riprese in tre blocchi, per rendere possibile la
mia interpretazione nel film.
Così mi ritrovo nudo, sdraiato su un letto, con un binario montato tra le gambe ed
una telecamera che avanza fin quasi a toccarmi lo strumento che mi dà da
mangiare.
È strano stare su un set col membro a riposo... non ci sono abituato.
E' come se un tennista scendesse in campo con una racchetta senza corde.
Appare il produttore, Beppe Attene che al contrario di quelli hard, è dotato di una
calma e di una tranquillità quasi bibliche. Non a caso viene chiamato "il
professore".
L'atmosfera sul set è ottima, così come la troupe. E' un personaggio anche Roberto
Andreucci, il produttore esecutivo, che come tale nasconde problemi e
preoccupazioni dietro ad un naturale senso dell'umorismo.
Zarantonello sembra un po’ teso, ma è disposto al dialogo e sa quello che vuole e
come partenza non è male.
Due delle tre presenze femminili del film sono assolutamente timide ed impacciate
e forse perchè sono un pornoattore mi guardano come l'orco cattivo e non si
instaura la complicità che normalmente ho con le pornostar.
Mi intriga di più la costumista mentre mi prova dei variopinti boxer a strappo...
Devo ammettere, però, che nel contesto del film loro hanno funzionato benissimo e
appaiono del tutto naturali.
Al terzo giorno di prove sto per mollare, la pressione è troppo forte. Le riprese sono
lunghe e rischiose, il tempo è contato e i costi di produzione non devono lievitare.
In più, trascorro quasi otto ore al giorno immobilizzato a letto. Ho mal di schiena e
formicolio alle gambe, in queste condizioni è più facile essere nervosi.
Attene intuisce qualcosa e gioca d'anticipo, mi tranquillizza, si complimenta con
me e pensa a qualche piccola modifica realizzativa per agevolarmi.
La cicatrice viene applicata sulla gamba, assieme al marchingegno ortopedico che
mi scortica la pelle.
Signori, si girano i piani sequenza! Pronti, via!... Mi rado le parti intime con un
rasoio che non taglia, ingurgito un'orribile pappetta per bambini, infilo l'uccello in
un tubo aspiratutto, mi colpiscono con una chiave inglese e...porca puttana! C'è un
errore!
Si riparte dall'orribile pappetta per bambini, infilo l'uccello in un tubo aspiratutto,
mi colpiscono con una chiave inglese (ok!), mi spalmano di nutella e mi
ammanettano. Le persone della troupe si muovono intorno al letto, veloci e in
sincronia, come una squadra di volley guidata dal coach Zarantonello.
Ore 22.30. L'inquadratura finale. E' fatta! Il film è girato e io non ho aggiunto
traumi alla mia già disturbata psiche, ed è già tanto...